Una allergia improvvisa si manifesta quando il corpo entra in contatto con una sostanza che scatena una risposta immunitaria eccessiva, nota come reazione allergica acuta. Questi episodi possono colpire chiunque, anche persone che non hanno mai avuto sintomi precedenti, e la loro durata e gravità variano considerevolmente in base al tipo di allergene, alla sensibilità individuale e agli organi coinvolti.
Durata tipica di un attacco allergico
La durata di un attacco allergico dipende fortemente dal tipo di reazione e dallo stato di salute generale della persona:
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Reazioni immediate: Queste compaiono subito dopo il contatto con l’allergene (da pochi minuti a un’ora), raggiungono rapidamente il picco e possono regredire spontaneamente entro poche ore o, più raramente, dopo uno o due giorni se non si verifica un nuovo contatto con l’agente scatenante. Esempi tipici includono orticaria acuta, rinite allergica, asma e manifestazioni cutanee come prurito o rossore. L’assunzione tempestiva di farmaci antistaminici o corticosteroidi riduce la durata e l’intensità dei sintomi, ma in assenza di trattamento possono protrarsi fino alla completa eliminazione della sostanza allergenica dall’organismo.
Orticaria acuta: insorge in modo rapido, raggiunge il picco in 8-12 ore, ma generalmente scompare in 24-48 ore nei casi lievi, anche se nuove lesioni possono formarsi in aree diverse e prolungare i sintomi.
Rinite allergica: un attacco può durare da alcune ore fino a diversi giorni, a seconda della durata di esposizione e della gravità. - Reazioni ritardate: Queste si manifestano anche dopo diverse ore o giorni dal contatto con l’allergene e possono perdurare per settimane. Sono tipiche delle dermatiti o di reazioni a farmaci, come l’insorgenza di eczema o rash cutanei persistenti.
Le forme croniche, come l’orticaria cronica, presentano sintomi che si prolungano oltre sei settimane e possono avere un andamento altalenante, con fasi di remissione e riacutizzazione spontanea.
Quando diventa pericoloso: segnali di allarme
Non tutte le reazioni allergiche sono gravi, ma alcune possono evolvere rapidamente in situazioni d’emergenza. Il quadro più critico è rappresentato dall’anafilassi, reazione sistemica coinvolgente più apparati, che richiede trattamento immediato.
Sintomi che richiedono intervento urgente:
- Comparsa simultanea di sintomi a carico di più organi: orticaria diffusa, gonfiore di labbra o lingua, difficoltà respiratoria, senso di costrizione alla gola, voce rauca, abbassamento della pressione, palpitazioni, confusione mentale, svenimento.
- Sintomi gastrointestinali acuti: nausea intensa, vomito, diarrea o crampi addominali in associazione ad altri sintomi allergici.
- Rapido peggioramento dello stato generale: pallore, sudorazione fredda, tachicardia, sensazione di morte imminente.
Nello shock anafilattico, i sintomi compaiono in genere entro 20-30 minuti dal contatto (a volte fino a un’ora) e possono essere letali se non trattati tempestivamente. In casi rari, l’anafilassi può essere bifasica, cioè ricomparire dopo qualche ora dalla risoluzione della prima fase, oppure protratta, con sintomi che persistono fino a 36 ore, rendendo necessarie ripetute somministrazioni di adrenalina.
Come riconoscere la gravità di una reazione allergica
È importante distinguere una reazione lieve da una grave:
- Le manifestazioni localizzate (prurito circoscritto, lieve rash, naso che cola) si risolvono spesso spontaneamente o con farmaci da banco; vanno comunque monitorate se si prolungano oltre le 24-48 ore.
- La presenza di gonfiore significativo del viso, difficoltà respiratoria, senso di oppressione toracica, confusione o perdita di coscienza indica una possibile emergenza medica e richiede immediata valutazione in pronto soccorso.
Nei bambini, le reazioni possono essere particolarmente insidiose perché la progressione può essere rapida e la sintomatologia ambigua, soprattutto se coinvolgono le vie respiratorie.
Fattori che influenzano la durata di un attacco allergico
Diversi elementi giocano un ruolo nella persistenza dei sintomi:
- Quantità e tipo di allergene: Un’esposizione prolungata (come nel caso della presenza costante di pollini o animali domestici) può allungare la durata dei sintomi rispetto a un contatto episodico.
- Pronto riconoscimento e allontanamento della causa: Più rapidamente si elimina l’allergene dall’ambiente, più breve sarà la reazione.
- Trattamento farmacologico precoce: L’uso di antistaminici, corticosteroidi o broncodilatatori, se indicato, abbrevia notevolmente la durata delle manifestazioni.
- Condizioni generali di salute: Soggetti con patologie respiratorie, cardiovascolari o immunitarie possono presentare evoluzioni più lente e rischi maggiori di complicanze gravi.
La durata di una reazione può quindi variare, nei casi lievi, da pochi minuti a due giorni; nei casi gravi o cronicizzati, può estendersi anche per settimane, con alti e bassi a seconda delle riacutizzazioni e dell’esposizione continua all’allergene.
Cosa fare in caso di reazione allergica improvvisa
Alla prima comparsa di sintomi suggestivi di un attacco allergico, occorre:
- Allontanare immediatamente l’allergene sospetto (cibo, farmaco, sostanza chimica, polline, etc.).
- Assumere un antistaminico (se prescritto dal medico), valutando anche l’uso di corticosteroidi nei casi più intensi o persistenti.
- Monitorare l’evoluzione dei sintomi
- Chiamare il 112 o andare al pronto soccorso se compaiono sintomi respiratori, perdita di coscienza, gonfiore marcato del volto o della lingua, disturbi gastrointestinali severi associati.
Le persone con precedenti episodi gravi di allergia dovrebbero portare sempre con sé il kit di emergenza con adrenalina autoiniettabile e istruire chi li circonda sul suo utilizzo.
In sintesi, un attacco di allergia acuta può durare da pochi minuti a qualche ora; le forme più persistenti si protraggono nei giorni successivi, mentre la reazione anafilattica richiede soccorso immediato ed è potenzialmente a rischio vita. Riconoscere i segnali di allarme e intervenire prontamente può fare la differenza tra una risoluzione rapida e una complicanza pericolosa.