Il Pap test è una procedura fondamentale per la salute ginecologica femminile perché permette non solo di individuare precocemente alterazioni cellulari che possono evolvere in tumori del collo dell’utero, ma anche di rilevare la presenza di alcune infezioni, spesso asintomatiche, che possono mettere a rischio il benessere dell’apparato genitale femminile. Non tutti sanno, infatti, che attraverso l’analisi citologica del campione prelevato, possono emergere segni indicativi di specifici agenti infettivi, batterici, virali o micotici, che meritano attenzione e, quando necessario, una terapia mirata.
Infezione da papillomavirus umano (HPV): la minaccia più diffusa e sottovalutata
Tra le infezioni più rilevate dal Pap test figura l’HPV, Papillomavirus umano, considerato il principale responsabile delle lesioni cervicali e, nei casi più gravi, delle forme di cancro cervicale. Esistono oltre un centinaio di genotipi di HPV, ma sono soprattutto i ceppi 16 e 18, detti ad “alto rischio”, che preoccupano per la loro capacità di indurre trasformazioni cellulari precancerose. Il Pap test, pur non identificando direttamente il virus (dato che questa informazione può essere ottenuta solo tramite HPV test specifici), può comunque evidenziare lesioni intraepiteliali squamose (SIL) di basso o alto grado, alterazioni strettamente correlate all’effetto oncogeno del virus.
È importante sottolineare che il riscontro di anomalie citologiche invitanti a sospettare una infezione da HPV rappresenta solo il primo passo: una volta rilevate le alterazioni, il ginecologo potrà suggerire ulteriori indagini come la colposcopia o, se necessario, la biopsia. Questo consente non solo di confermare la diagnosi, ma anche di stabilire l’eventuale rischio di progressione verso neoplasie uterine.
Gardnerella vaginalis e la vaginosi batterica: l’infezione insidiosa
Un’altra infezione che il Pap test può portare alla luce è quella causata dalla Gardnerella vaginalis, un batterio anaerobico spesso implicato nella vaginosi batterica. Sebbene questa specie sia normalmente presente nella microbiota vaginale sano, uno squilibrio, ad esempio a causa di rapporti sessuali non protetti, terapie antibiotiche o contraccettivi, può favorire la sua eccessiva proliferazione. La conseguenza è una disbiosi che può manifestarsi con secrezioni grigiastre, cattivo odore e prurito, ma che in molti casi resta silente e viene individuata solo tramite l’esame citologico.
Al microscopio, la Gardnerella viene riconosciuta attraverso le cosiddette “clue cells”, ossia cellule epiteliali vaginali ricoperte di batteri, segno tipico della vaginosi batterica. Questa condizione, seppur generalmente benigna, può predisporre a complicanze come infezioni pelviche ascendenti e aumento del rischio di trasmissione di altre malattie sessualmente trasmesse.
Infezione da Candida: la più comune tra le micotiche
Le infezioni micotiche del tratto genitale femminile, in particolare quelle dovute a Candida (specie Candida albicans), rappresentano la causa principale di vaginite nelle donne in età fertile. Il Pap test, grazie alla colorazione e all’analisi microscopica, rende visibile la presenza di ife e spore, caratteristici elementi morfologici del fungo.
La candidosi vaginale può dare luogo a sintomi quali prurito, bruciore e perdite biancastre di aspetto simile a latte cagliato, ma può anche essere del tutto asintomatica. La diagnosi precoce tramite Pap test consente di evitare trattamenti impropri e ridurre il rischio di cronicizzazione delle recidive.
Trichomonas vaginalis e altre infezioni batteriche e protozoarie rilevabili
Il Pap test può mettere in evidenza anche la presenza di Trichomonas vaginalis, un protozoo causa di tricomoniasi. Si tratta di una delle malattie sessualmente trasmesse più comuni al mondo, spesso responsabile di vaginite caratterizzata da perdite schiumose e maleodoranti, bruciore e fastidio durante i rapporti.
Il riconoscimento di Trichomonas avviene attraverso la visualizzazione diretta dell’organismo nei campioni citologici; la sua individuazione è importante anche perché la tricomoniasi può predisporre a infezioni ascendenti e aumentare la suscettibilità a infezione da HIV.
Altre infezioni che possono essere indicate dagli esiti del Pap test includono la Chlamydia trachomatis e la Neisseria gonorrhoeae, sebbene non venga effettuata una diagnosi vera e propria di queste condizioni, il reperto citologico può suggerire un’infiammazione di origine infettiva e spingere a indagini microbiologiche più specifiche. In presenza di cellule con vacuolizzazione citoplasmatica, polimorfonucleati in grande quantità e altri segni di flogosi, il sospetto di infezione viene rafforzato e può portare all’identificazione del patogeno responsabile tramite altre metodiche.
Vantaggi, limiti e raccomandazioni
Un aspetto particolarmente importante da sottolineare riguarda i limiti del Pap test nell’identificare direttamente il microrganismo patogeno. L’esame citologico fornisce infatti indizi sulla natura e la presenza delle infezioni grazie ai cambiamenti cellulari indotti dagli agenti infettivi, ma non consente una diagnosi microbiologica definitiva, per la quale sono necessari esami complementari come tamponi vaginali, test molecolari o colture.
La principale forza del Pap test risiede nella sua capacità di offrire una panoramica complessiva sullo stato di salute della mucosa cervicale, individuando alterazioni suggestive di infezioni silenti in fase precoce, spesso prima della comparsa di qualsiasi sintomo. Questa funzione è particolarmente importante in considerazione del fatto che molte infezioni vaginali e uterine sono asintomatiche o paucisintomatiche, ma possono comunque condurre a complicanze se trascurate.
Effettuare regolarmente il Pap test secondo le raccomandazioni degli enti sanitari, in genere ogni tre anni nelle donne tra i 25 e i 64 anni, rappresenta pertanto un investimento concreto nella prevenzione sia delle neoplasie sia delle infezioni dell’apparato genitale femminile. La consulenza periodica con il ginecologo permette di adattare la frequenza degli esami secondo il rischio individuale e di intervenire tempestivamente ove necessario.
Le cinque infezioni più frequenti segnalate dal Pap test
Per riassumere, ecco le 5 infezioni principali che possono essere segnalate dal Pap test:
Viste le simili modalità di trasmissione e la frequente asintomaticità di queste infezioni, la prevenzione e la sorveglianza periodica tramite il Pap test, insieme ad altre metodiche, restano gli strumenti più validi per tutelare la salute ginecologica e intervenire prima che eventuali alterazioni diventino difficilmente reversibili.
Per un approfondimento sui temi trattati, il Pap test rappresenta oggi una delle colonne portanti della medicina preventiva femminile, un presidio semplice ma ricco di informazioni fondamentali per la diagnosi precoce non solo dei tumori, ma anche delle principali infezioni dell’apparato genitale.