Quando l’autorità emette un’allerta per aria non salutare, il messaggio è chiaro: la qualità dell’aria esterna ha raggiunto livelli tali da poter avere un impatto negativo sulla salute di tutti, non solo delle persone più fragili. Questo stato di allerta, basato in genere su valori dell’Indice di Qualità dell’Aria (AQI) compresi tra 151 e 200, implica che anche individui giovani e in buona salute possono avvertire disturbi, mentre le fasce più vulnerabili rischiano quadri più gravi. Uscire di casa quando l’aria è classificata come “non salutare” non è dunque una semplice questione di disagio momentaneo, ma una solida problematica di sanità pubblica.
Perché l’aria diventa non salutare?
Gli episodi di inquinamento atmosferico che portano all’allerta sono spesso legati a fenomeni quali l’accumulo di ozono troposferico, l’aumento delle polveri sottili (PM2.5 e PM10), biossido di azoto, monossido di carbonio e altri composti organici volatili. Questi agenti inquinanti possono derivare da traffico veicolare, attività industriali, riscaldamento domestico, incendi boschivi o condizioni meteorologiche avverse che impediscono la dispersione degli inquinanti atmosferici.
A differenza degli ambienti chiusi in cui l’inquinamento deriva da fonti come prodotti per la pulizia, tabacco e materiali da costruzione, l’aria esterna non salutare impatta potenti e vaste aree urbane e suburbane, coinvolgendo milioni di persone e comportando rischi generalizzati per la salute pubblica.
Effetti sulla salute: cosa accade davvero
Nei giorni di allerta aria non salutare, i rischi per l’organismo aumentano sensibilmente. L’esposizione anche di breve durata a concentrazioni elevate di inquinanti può causare sintomi quali irritazione oculare, bruciore alla gola, tosse, difficoltà respiratorie, mal di testa, stanchezza e, nei casi più gravi, veri e propri attacchi d’asma o peggioramento di patologie croniche.
Per soggetti fragili come anziani, bambini, donne in gravidanza e persone con malattie respiratorie o cardiovascolari, il pericolo non si limita ai sintomi temporanei: si moltiplicano le probabilità di ricoveri ospedalieri, complicazioni pneumologiche e, nei casi estremi o di esposizioni ripetute, danni a lungo termine.
Oltre agli effetti acuti vi sono rischi cronici: l’inalazione continuativa di aria insalubre, anche a livelli di allerta moderata, è collegata all’aggravamento di broncopneumopatie croniche ostruttive, insorgenza di malattie cardiovascolari, sviluppo di allergie, aumentato rischio di ictus e, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, anche di tumori.
Le conseguenze specifiche degli inquinanti principali
- Ozono: irritazione delle vie respiratorie, aggravamento di asma e diminuzione della funzionalità polmonare.
- Polveri sottili (PM2.5 e PM10): entrano a fondo nei polmoni, causano infiammazioni e possono superare la barriera alveolo-capillare, coinvolgendo anche il sistema cardiovascolare.
- Biossido di azoto: principale causa di bronchiti e infezioni polmonari, soprattutto nei bambini.
- Monossido di carbonio: legandosi all’emoglobina, riduce l’apporto di ossigeno a tessuti e organi.
Cosa succede quando si esce di casa durante un’allerta
Quando l’aria è dichiarata non salutare, camminare, praticare sport, andare in bicicletta o, più semplicemente, fare la spesa all’aperto, significa esporre il proprio organismo a concentrazioni di agenti inquinanti che possono superare ampiamente i limiti raccomandati. L’inalazione intensa che accompagna l’attività fisica accelera l’assorbimento degli inquinanti: chi corre o va in bici durante picchi di inquinamento si ritrova a inspirare quantità doppie o triple di aria rispetto al normale, con conseguente maggiore esposizione.
L’avviso di allerta non va mai sottovalutato, soprattutto per chi è costretto ad affrontare spostamenti lunghi o utilizza mezzi pubblici e resta esposto per tempi prolungati nelle ore più critiche della giornata. In questi casi, può essere utile consultare i bollettini AQI aggiornati per pianificare le proprie attività nelle ore in cui i livelli di inquinanti risultano più bassi — spesso al mattino presto oppure dopo il tramonto.
Chi è a rischio: tutti, ma alcuni di più
A differenza delle categorie di “rischio moderato” o “insalubre per soggetti vulnerabili”, lo stato di “non salutare” coinvolge l’intera popolazione. Chi soffre di asma, BPCO, patologie cardiache, bambini piccoli, donne in gravidanza e anziani devono considerare l’opzione di rimanere in ambienti chiusi e ben filtrati durante le ore di picco imminente. Tuttavia, anche chi è in perfetta salute può avvertire disagi, sintomi acuti, o subire conseguenze più gravi se esposto ripetutamente.
Persino chi non accusa sintomi immediati non è immune dagli effetti, perché l’infiammazione sistemica prodotta dagli inquinanti agisce spesso in modo silente: le particelle ultrafini, ad esempio, raggiungono rapidamente il flusso sanguigno, stimolando meccanismi dannosi a livello cellulare e favorendo processi degenerativi o immunitari alterati.
Prevenzione e strategie per minimizzare i rischi
- Resta informato grazie agli strumenti di monitoraggio AQI delle principali agenzie meteorologiche e ambientali.
- Evita attività fisica intensa e sport all’aperto nei momenti di picco dell’inquinamento.
- Rinvia spostamenti non necessari, specialmente con bambini o anziani.
- Chiudi porte e finestre nelle ore più critiche, se ti trovi in zone ad alta intensità di traffico o vicino a industrie.
- Utilizza sistemi di filtrazione e purificazione aria in casa e in auto.
- Indossa mascherine certificate se devi restare all’aperto per necessità.
Nelle città in cui gli sforamenti dell’AQI sono frequenti, le autorità sanitarie raccomandano di ridurre l’esposizione all’aperto in modo selettivo, proteggendo in particolare gli spazi abitati da bambini e anziani e valutando soluzioni strutturali, come la piantumazione urbana o il potenziamento dei sistemi di ventilazione e filtrazione.
Ambienti indoor: rischi aggiuntivi da non sottovalutare
Nei giorni di allerta, trascorrere più tempo al chiuso è una misura precauzionale valida. Tuttavia, anche l’inquinamento indoor rappresenta un pericolo concreto, soprattutto in case poco ventilate, ricche di polveri, muffe o con utilizzo frequente di prodotti chimici. Gli stessi agenti esterni, come polveri sottili e ozono, possono penetrare negli ambienti chiusi attraverso porte, finestre e sistemi di ventilazione non adeguati.
Le raccomandazioni specifiche includono:
- Arieggiare gli ambienti solo quando i livelli di inquinanti esterni sono bassi.
- Monitorare anche l’inquinamento indoor, soprattutto in presenza di persone fragili.
- Curare la pulizia con attenzione, limitando l’utilizzo di prodotti troppo aggressivi o aerosolizzati.
- Essere consapevoli dei rischi connessi a muffe, acari, agenti volatili e radon, gas incolore e inodore ad alto potenziale cancerogeno, presente in alcune aree italiane.
La responsabilità collettiva e le soluzioni di lungo periodo
L’allerta aria non salutare mette davanti a un nodo centrale del nostro tempo: la correlazione tra inquinamento, salute pubblica e scelte urbane. Interventi strutturali risultano imprescindibili per invertire la tendenza e restituire alle città un’aria respirabile. Limitare il traffico veicolare privato, incrementare gli spazi verdi, adottare tecnologie di riscaldamento meno impattanti, promuovere la mobilità dolce e il ricorso alle energie rinnovabili sono azioni che richiedono l’impegno di tutti — cittadini, amministrazioni e imprese.
Nel frattempo, la migliore difesa resta l’informazione e la prevenzione: comprendere il vero significato di un’allerta, individuarne rapidamente le implicazioni concrete per la propria salute e adottare scelte responsabili, sia per se stessi che per chi ci sta accanto.