Il sistema bancario italiano sta attraversando una trasformazione radicale, come dimostrano i numeri aggiornati e i profondi cambiamenti nella geografia degli istituti di credito sul territorio. Nel corso dell’ultimo decennio, il settore ha visto una significativa riduzione sia nel numero di banche presenti sia nella capillarità delle filiali fisiche, mutando il modo in cui cittadini e imprese accedono ai servizi finanziari.
Un sistema sempre più concentrato: quanti sono oggi gli istituti di credito
Secondo i dati più recenti, le banche operanti in Italia sono scese sotto le 400 unità, attestandosi precisamente a 397 istituti a fine settembre 2024. Questo dato segna un nuovo minimo storico per il nostro Paese e colloca l’Italia nettamente dietro ad altre economie europee come Polonia e Austria, rispettivamente con 533 e 417 banche, mentre Germania rimane il paese con più istituti, contando circa il 30% delle banche dell’Unione Europea . Analizzando l’evoluzione storica, emerge un drastico ridimensionamento se si considera che negli anni Settanta e Ottanta il sistema bancario italiano era estremamente frammentato, con oltre mille banche operanti, molte delle quali cooperative a forte radicamento territoriale.
La causa principale di questa contrazione è da ricercare nelle fusioni, incorporazioni e razionalizzazione aziendale, processi accelerati sia dalla crescente digitalizzazione dei servizi, sia dall’inasprimento delle regolamentazioni europee post-crisi finanziaria del 2008. Tali politiche hanno favorito la nascita di grandi gruppi a scapito delle piccole realtà locali, che spesso non hanno retto la pressione competitiva e la necessità di rispettare requisiti patrimoniali sempre più stringenti.
La riduzione delle filiali: dai numeri alla desertificazione bancaria
Se il numero di banche si riduce, ancor più eclatante è il dato relativo alle filiali attive in Italia. Al 30 giugno 2025 si contano 19.395 sportelli bancari sul territorio, con una perdita di 261 filiali solo nei primi sei mesi dell’anno . Questo processo di progressiva chiusura delle filiali non è nuovo e si è accentuato soprattutto nell’ultimo quinquennio. Nel solo 2024, infatti, sono state chiuse ben 508 filiali, portando il totale delle sedi fisiche a poco più di 19.000 .
L’impatto di questa trasformazione si materializza nella cosiddetta desertificazione bancaria: al momento, il 43,2% dei comuni italiani – ovvero circa 3.415 tra città e paesi – non ha nemmeno uno sportello bancario, lasciando senza filiale quasi 4,73 milioni di residenti. A questi si aggiungono 6,48 milioni di persone che vivono in aree con un solo sportello, prossime alla totale assenza di servizi bancari tradizionali . Questo fenomeno, che interessa sia piccoli centri rurali sia zone semi-urbane, determina difficoltà crescenti nell’accesso ai servizi bancari per famiglie, anziani e imprese, costretti a spostarsi verso centri più grandi oppure ad adottare strumenti digitali.
L’evoluzione digitale e l’integrazione tra banche e retail
Il calo delle filiali fisiche non è soltanto il risultato di crisi o inefficienza: si inserisce in un più ampio contesto tecnologico e sociale che vede l’ascesa dei servizi bancari digitali. Sempre più italiani scelgono di gestire il proprio conto, i pagamenti e gli investimenti tramite piattaforme online e mobile banking, spinte dalla facilità d’uso e dalla rapidità delle operazioni. I principali gruppi bancari, tra cui Intesa Sanpaolo, hanno investito ingenti risorse nello sviluppo di applicazioni evolute e nell’offerta di servizi personalizzati a distanza, ridisegnando completamente il profilo della banca tradizionale.
Ma la digital transformation non avviene in modo uniforme su tutto il territorio italiano. In alcune aree, specie quelle a bassa densità di popolazione, si assiste alla collaborazione tra istituti bancari e il settore retail. Supermercati, tabaccherie e farmacie stanno diventando punti di accesso per servizi finanziari di base, come pagamenti, prelievo o versamento di contanti e ricariche. Questo approccio innovativo mira a preservare un presidio finanziario fondamentale nelle zone colpite dalla desertificazione, offrendo a clienti e imprese una nuova modalità di interazione con il sistema bancario tradizionale. Il contante, spesso dato per superato, si conferma ancora centrale soprattutto nelle zone meno digitalizzate e tra le fasce più anziane della popolazione.
Differenziazione interna e sfide future per il sistema bancario
Non tutte le banche stanno affrontando questa transizione allo stesso modo. I grandi gruppi bancari italiani, come Intesa Sanpaolo, continuano a mantenere una presenza capillare nelle grandi città e nelle aree economicamente centrali, consolidando la loro leadership attraverso una strategia di innovazione digitale, ampliamento dei servizi accessori e attenzione alla sostenibilità sociale e ambientale.
Le banche di dimensione minore, invece, soffrono maggiormente la concorrenza, costrette spesso a cedere la propria clientela ai grandi gruppi o a consorziarsi per continuare a offrire servizi di base. La capacità di adattamento tecnologico, la trasparenza, la personalizzazione dell’assistenza e la vicinanza al cliente rappresentano oggi elementi strategici per garantire la sopravvivenza delle realtà più piccole.
Normative e prospettive europee
Il quadro normativo europeo ha un impatto decisivo sulle sorti del sistema bancario italiano. L’arrivo di direttive più stringenti in materia di requisiti patrimoniali, vigilanza e tutela dei correntisti ha obbligato le banche a effettuare fusioni o a cedere rami d’azienda per rafforzare la propria solidità. In parallelo, la crescente concorrente delle fintech e dei nuovi operatori digitali ha ulteriormente rafforzato la pressione sulle banche tradizionali, spingendole verso una ristrutturazione profonda e costante.
Guardando al futuro, ci si attende un ulteriore consolidamento del settore, con meno attori ma più solidi, capaci di offrire servizi integrati, tutela agli utenti e un ruolo sempre più trasversale nell’economia e nella società. L’istituzione bancaria si sta evolvendo e solo chi saprà investire in formazione, tecnologia e sostenibilità potrà assicurare resilienza e centralità nel nuovo scenario finanziario italiano ed europeo.
In questo contesto, l’Italia si configura come un laboratorio di cambiamenti e sfide, e la vera sorpresa non sta solo nell’entità della riduzione numerica delle banche, ma nella capacità di tutto il sistema di adattarsi alle trasformazioni dell’economia e della società.